L'Atlantico ha inghiottito milioni dei nostri antenati, ma le loro voci continuano a viaggiare attraverso l'acqua come onde radio. Per 10 anni, la Tropical Diaspora Records® ha costruito antenne per captare questi segnali: i impulsi codificati del djembe, il grido metallico del berimbau, il mormorio degli inni Yoruba sotto il frastuono delle giungle urbane come San Paolo. Quando ascolti la musica, stai origliando una conversazione di 500 anni tra gli annegati e i vivi. Le navi negriere potrebbero essere scomparse, ma la connessione permane; gli annegati sono più presenti che mai. Alza il volume, stanno ancora trasmettendo.

Un decennio di ancestralità e impegno per i diseredati
Dieci anni fa, Tropical Diaspora Records® nacque da un atto di rivendicazione sfidante: Bugiganga Tropical, la nostra serie inaugurale di dischi in vinile a 7 pollici, piantò il seme. Oggi, mentre celebriamo il nostro decimo anniversario, questo progetto fondazionale completa il suo ciclo sacro: ciò che iniziò come un sussurro di resistenza è diventato un ruggito incrollabile.
Il nome Bugiganga Tropical porta con sé il peso della storia. Negli opulenti appartamenti dell'élite di San Paolo, dove le nostre nonne nere lavoravano come domestiche, i loro pochi beni preziosi, i loro frammenti di dignità, venivano chiamati "bugigangas". La parola portoghese per "cianfrusaglie" trasuda disprezzo coloniale, riducendo il sacro a qualcosa di scartabile. Ma nelle nostre mani, abbiamo ribaltato quel disprezzo, e ogni disco è diventato un recipiente che trasporta ritmi repressi, lavoro rubato e lo spirito indomito di coloro che coltivarono sia la terra che la cultura sotto lo stivale dell'oppressione.
Le copertine degli album raccontano una propria storia: caffè, cacao, canna da zucchero, cotone – colture che costruirono imperi sulle ossa di popolazioni nere e indigene sfruttate. Queste copertine sono più di semplici design, sono memoriali viventi. Proprio come le loro radici rimangono aggrappate al suolo di Abya Yala ("terra nella piena maturità" nella lingua Guna), la nostra musica si conficca nella terra e nella memoria. Le stesse mani che furono costrette a raccogliere questi frutti ora modellano i suoni che sfidano la loro spoliazione.
Un decennio dopo, l'ironia è palpabile: ciò che fu scartato come "cianfrusaglie" è diventata la droga di cui la bianchezza fa uso. I ritmi nati nell'oppressione sono ora la colonna sonora della liberazione. La serie Bugiganga Tropical, un tempo una scintilla solitaria, ha acceso un fuoco che si è diffuso in tutti i continenti. Questo anniversario non è solo una celebrazione, è una testimonianza. È la prova che, quando gli oppressi controllano la propria narrativa, persino gli echi dell'Atlantico si inchinano alla loro volontà.
Il cerchio si è chiuso. Le radici permangono. La rivoluzione continua.
Il vinile come archivio
I primi quattro rilasci del nostro catalogo sono fondativi. Essi tracciano il lascito musicale della tratta transatlantica degli schiavi e della resistenza indigena.
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Vol. 1: Caffè (2015) – La brutalità del lavoro forzato.
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Vol. 2: Cacao (2018) – La dolcezza rubata della conoscenza indigena.
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Vol. 3: Canna da Zucchero (2020) – Il dolce stelo che ha tagliato la carne di generazioni.
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Vol. 4: Cotone (2025) – L'ultimo punto nella trama della schiavitù, che ora si disfa.
Un invito ad ascoltare in profondità
Questo è più di musica. È un atto di ricordo, rivendicazione e riparazione. Ti invitiamo a immergerti in questi suoni, a lasciarti trasportare dalle loro storie e a mettere in discussione le narrative che ti sono state insegnate.
Metti questi dischi. Ascolta il passato. Resisti al silenzio.
Dr. Sócrates e Garrincha
